GENESI 2, 18-25; PROVERBI 1, 1a. 20-33; VANGELO Mt 5, 1-12
Iniziamo il tempo della Quaresima leggendo il libro dei Proverbi. C’è chi ritiene che la fede sia una faccenda del tutto personale. Tutto si decide nell’intimo del cuore in seguito ad una attenta valutazione delle proprie necessità. Ci si guardi quindi da ogni condizionamento e da ogni voce estranea: quella che è in gioco è una scelta autonoma ed individuale.
Eppure, questo brano ci presenta la sapienza di Dio che scende in piazza, raggiunge i posti più affollati, proclama in pubblico le proprie verità e non è affatto discreta o riservata. Nel contesto del nostro brano la sapienza viene personificata ricorrendo ad un artificio letterario comune ad altri testi della Scrittura. Quella sapienza, nella realtà, si muove sulle gambe dei fedeli servitori di Dio, si serve delle loro labbra, usa della loro costanza e del coraggio che li anima. Gesù batteva i villaggi della Palestina chiamando le anime a ravvedimento, così come proclamato nel brano delle beatitudini. Gli apostoli, da parte loro, furono chiamati a diventare pescatori di uomini andando incontro ai bisogni delle persone e non certo attendendo che fossero gli altri a rivolgersi a loro. La sapienza di Dio non ama i luoghi silenziosi e bui, ella grida per le vie scuotendo l’indifferenza delle persone. La sapienza prorompe nelle piazze elevando alta la sua protesta contro un mondo ottuso ed opportunista. Mettiamo dunque da parte ogni vergogna e usciamo dai nostri gusci: c’è qualcuno là in piazza che è in attesa della nostra testimonianza, c’è qualcuno là per la via che ha un disperato bisogno di udire una parola di salvezza.