GENESI 17, 1b-8; PROVERBI 5, 1-13; VANGELO Mt 5, 27-30
Il Signore appare ad Abramo perché desidera fare con lui e la sua discendenza un patto di Alleanza. I Patriarchi, prima di Mosè, chiamano Dio “El Shaddai, il Dio della montagna”, immagine diffusa nel mondo antico. Anche i greci pensavano gli Dei sull’Olimpo e i Babilonesi, in mancanza di montagne, costruivano dei giardini o torri pensili con il tempio del Dio in cima. Lo stesso tempio di Gerusalemme è sul monte Sion, poiché la montagna è la realtà più alta che può raggiungere il cielo. Dio è oltre il nostro orizzonte, altissimo e trascendente.
Ma Dio è anche “la roccia” che sostiene e garantisce chi si fida di Lui (Deut32,4). Dio offre un patto: è un dono ma richiede alcuni impegni morali. E se qui sono sfumati, restano nella linea de: “le 10 parole di vita o comandamenti”” che Mosè consegnerà al popolo di Dio liberato. Di fronte alla responsabilità del “cammina alla mia presenza e sii integro” Dio si dona ad Abramo e alla sua discendenza come “il tuo Eloim familiare, il Dio tuo e della tua discendenza”, e non più solo il “Dio della montagna”. Il Vangelo di oggi ci indica come educare i nostri desideri. Se l’alleanza con il Signore nasce dal cuore allora anche i nostri desideri saranno orientati al bene, altrimenti saremo vittime dell’istintività e della concupiscenza.