Libretto | S. Messa in Coena Domini 09/04/2020 – Giovedì Santo

Inizio dei Vesperi

Il Signore sia con voi
E con il tuo spirito.

Lucernario: O Dio, tu sei la mia luce

O Dio, tu sei la mia luce;
Dio mio, rischiara le mie tenebre.

Per te sarò liberato dal male;
Dio mio, rischiara le mie tenebre.

O Dio, tu sei la mia luce;
Dio mio, rischiara le mie tenebre.

Inno: Sciogliamo a Cristo un cantico

Sciogliamo a Cristo un cantico,
che venne per redimere
nel sangue suo purissimo
l’umanità colpevole.

Segue la notte al vespero,
notte di sangue gravida:
Gesù sopporta il perfido
bacio che morte provoca.

Vile bagliore argenteo
vinse il fulgor dei secoli;
Giuda, mercante pessimo,
vende il sole alle tenebre.

Grida la turba immemore,
Gesù vuol crocifiggere:
la Vita, stolti, uccidono
che i morti fa risorgere.

Onore, lode, gloria
al Padre, all’Unigenito,
a te, divino Spirito,
negli infiniti secoli. Amen.

Responsorio: Questa notte stessa

Questa stessa notte
voi tutti resterete scandalizzati per causa mia.
Infatti sta scritto:
“Ucciderò il pastore,
e le pecore del gregge
saranno disperse”.
Così non avete trovato la forza
di stare svegli un’ora con me,
voi che vi esortavate a vicenda
a morire con me?

Ma Giuda vedete come non dorme
e si affretta a consegnarmi ai Giudei.
Alzatevi, andiamo.
Ormai l’ora è venuta.
Infatti sta scritto:
“Ucciderò il pastore,
e le pecore del gregge
saranno disperse”.

Orazione

Preghiamo. O Dio giusto e buono, ricordando il castigo che Giuda trovò nel suo stesso delitto e il premio che il ladro ricevette per la sua fede, ti imploriamo che arrivi fino a noi l’efficacia della tua riconciliazione, e come a quelli fu data, nella passione redentrice, la ricompensa secondo la disposizione del loro cuore, così a noi, liberati dall’antica colpa, sia concessa la grazia della beata risurrezione con Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Lettura vesperale: Lettura del Profeta Giona

In quei giorni. Fu rivolta a Giona, figlio di Amittài, questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s’imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore. Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi. I marinai, impauriti, invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono in mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più in basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell’equipaggio e gli disse: «Che cosa fai così addormentato? Àlzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo». Quindi dissero fra di loro: «Venite, tiriamo a sorte per sapere chi ci abbia causato questa sciagura». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?». Egli rispose: «Sono Ebreo e venero il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra». Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: «Che cosa hai fatto?». Infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva lontano dal Signore, perché lo aveva loro raccontato. Essi gli dissero: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. Egli disse loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia». Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano, perché il mare andava sempre più infuriandosi contro di loro. Allora implorarono il Signore e dissero: «Signore, fa’ che noi non periamo a causa della vita di quest’uomo e non imputarci il sangue innocente, poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e gli fecero promesse. Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, e disse: «Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha risposto; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce. Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare, e le correnti mi hanno circondato; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati. Io dicevo: “Sono scacciato lontano dai tuoi occhi; eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio”. Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l’abisso mi ha avvolto, l’alga si è avvinta al mio capo. Sono sceso alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue spranghe dietro a me per sempre. Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore, mio Dio. Quando in me sentivo venir meno la vita, ho ricordato il Signore. La mia preghiera è giunta fino a te, fino al tuo santo tempio. Quelli che servono idoli falsi abbandonano il loro amore. Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore». E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia. Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

Salmello: Vegliate e pregate

Vegliate e pregate,
per non entrare nella tentazione,
perché il Figlio dell’Uomo
sta per essere consegnato
nelle mani dei peccatori!
Alzatevi, andiamo: è qui colui
che mi consegnerà
nelle mani dei peccatori.

Epistola: Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo. Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta. Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

Canto al Vangelo: Siete venuti a prendermi

“Siete venuti a prendermi
armati di spade
come fossi un ladro!
Ogni giorno ero in mezzo a voi
ad insegnare,
e non mi avete arrestato!
Adesso mi consegnate
perché sia crocifisso!“.

Mentre ancora stava parlando,
ecco arrivare la folla
ed anche l’apostolo di nome Giuda
si avvicinò a Gesù per dargli un bacio.
“Giuda, Giuda, con un bacio
tradisci il Figlio dell’uomo,
perché sia crocifisso!“.

Passione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo

Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli. Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono. Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?». Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente. Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

Omelia

Dopo il Vangelo

Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico
al banchetto tuo stupendo tu mi accogli.
Non affiderò agli indegni il tuo mistero
nè ti bacerò tradendo come Giuda,
ma ti imploro, come il ladro sulla croce,
di riceverti, Signore, nel tuo regno.

A conclusione della Liturgia della Parola

Dona, o Padre di misericordia, a tutti i credenti la salvezza operata dalla passione redentrice e infrangi per il tuo amore infinito i vincoli dell’antica condanna in cui ricadiamo continuamente a motivo della fragilità umana. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Alla presentazione dei doni: E lo credemmo abbandonato da Dio

L’ultima sera trascorsa coi suoi
prima di andare a morire per noi,
egli giurò che neppure la morte
ora ci avrebbe divisi da lui.
Poi lo vedemmo in ginocchio tra noi
che ci pregava di amare così
con l’umiltà di chi vuole servire,
nella memoria del gesto di lui.
E noi a chiederci tristi, perché
ci ripeteva sereno che ormai
egli doveva lasciarsi tradire
e poi andare a morire da solo.

Ora Ti chiedo umilmente, mio Dio,
di perdonare il mio cuore insicuro:
dammi la forza di accogliere ancora
la Tua Parola e il Tuo gesto d’amore.

Ora Ti chiedo umilmente, mio Dio,
di perdonare il mio cuore insicuro:
dammi la forza di accogliere ancora
la Tua Parola e il Tuo gesto d’amore.

Sui doni

Signore santo, Dio onnipotente, ti sia gradito questo nostro sacrificio: colui che te lo offre e insegna oggi ai discepoli a rinnovarlo come suo memoriale, è lo stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Prefazio

E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Padre santo, dio onnipotente ed eterno. Il tuo unigenito Figlio, che possiede con te la natura divina, per cancellare le nostre colpe si è fatto uomo; venuto a liberarci, pur essendo il Signore è venduto a sacrilego prezzo da un servo; e colui che giudica gli angeli è trascinato davanti al tribunale di un uomo. Così strappò dalla morte coloro cui aveva dato la vita. Per questo mistero d’amore, uniti agli angeli e ai santi eleviamo a te, o Padre, unico Dio col Figlio e con lo Spirito santo, l’inno della triplice lode: Santo..

Allo spezzare del pane

“Questo è il corpo che è dato per voi;
questo calice è la nuova alleanza
nel mio sangue – dice il Signore -.
Ogni volta che ve ne cibate,
fate questo in memoria di me”.

Alla Comunione: Fate questo in memoria di me

Quando nell’ultima cena, Signore,
spezzando il pane ti desti a noi,
ecco aprimmo i nostri occhi,
vedemmo il tuo immenso amore,
credemmo alla tua voce che diceva:

Questo è il Corpo che è dato per voi,
questo calice è la nuova alleanza,
nel mio sangue che è versato per voi
fate questo in memoria di me.

Quando nell’ultima cena, Signore,
versando il vino, ti offristi a noi,
ecco svelasti il gran mistero,
il dono di un’alleanza nuova,
per sempre stabilita con noi.

Questo è il Corpo che è dato per voi,
questo calice è la nuova alleanza,
nel mio sangue che è versato per voi
fate questo in memoria di me.

Ora anche noi, tuoi figli amati,
saremo dono per ogni uomo,
prendici e guida i nostri passi,
dovunque il tuo Spirito ci porti,
saremo la tua voce che dice:

Non temete: sarò sempre con voi
e portate il Vangelo nel mondo;
ogni uomo riconosca il mio amore:
fate questo in memoria di me.

Conclusione dei Vespri: Ascolta, il Maestro ti dice

Ascolta, il Maestro ti dice:
“Da te voglio fare la Pasqua con i miei discepoli”.

O Dio, vieni a salvarmi,
Signore, vieni presto in mio aiuto.

Siano svergognati e confusi
quanti attentano alla mia vita.

Retrocedano, coperti d’infamia,
quanti godono della mia rovina.

Se ne tornino indietro pieni di vergogna
quelli che mi dicono: «Ti sta bene!».

Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;

dicano sempre: «Dio è grande!»
quelli che amano la tua salvezza.

Ma io sono povero e bisognoso:
Dio, affréttati verso di me.

Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
Signore, non tardare.

Ecco, benedite il Signore,
voi tutti, servi del Signore;

voi che state nella casa del Signore
durante la notte.

Alzate le mani verso il santuario
e benedite il Signore.

Il Signore ti benedica da Sion:
egli ha fatto cielo e terra.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode,

perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

Ascolta, il Maestro ti dice:
“Da te voglio fare la Pasqua con i miei discepoli”.

Dopo la Comunione

Concedi, o Dio nostro, a noi che nella cena del tuo Figlio unigenito abbiamo partecipato al suo corpo e ad suo sangue, di non essere coinvolti nelle tenebre del discepolo infedele, ma di riconoscere in Cristo il nostro Salvatore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Congedo: Servire è regnare

Guardiamo a te che sei
maestro e Signore
chinato a terra stai
ci mostri che l’amore
è cingersi il grembiule
sapersi inginocchiare
ci insegni che amare è servire.

Fa che impariamo
signore da te
che più grande
è chi più sa servire
chi si abbassa è
chi si sa piegare
perché grande è
soltanto l’amore.

E ti vediamo poi
maestro e Signore
che lavi i piedi a noi
che siamo tue creature
e cinto del grembiule
che manto tuo regale
ci insegni che servire è regnare.

Fa che impariamo
Signore da te
che più grande
è chi più sa servire
chi si abbassa è
chi si sa piegare
perché grande è
soltanto l’amore.