Carissimi amici, continuiamo la nostra lectio dei Vangeli del tempo pasquale che ci guidano alla solennità di Pentecoste. Questa solennità chiude il tempo pasquale e apre al tempo della chiesa, il tempo in cui gli uomini ricevono il mandato missionario dal Risorto, cioè ricevono il compito di costruire la chiesa. Leggiamo insieme il brano evangelico.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”. (Gv 15,12-17)
I precetti dati da Gesù ai suoi discepoli sono tanti, ma il suo comandamento specifico, che li contiene tutti, è uno solo: l’amore scambievole tra i suoi discepoli. L’elemento distintivo caratteristico dell’amore fraterno tra i discepoli è la sua misura e il suo modello: “Come io vi ho amati”. Il Cristo si presenta come l’esemplare dell’amore forte ed eroico, fino al vertice supremo e come il fondamento di questo amore: è lui che lo rende possibile all’uomo. Difatti la particella “come” indica non solo un paragone, ma anche la base su cui poggia il comportamento del discepolo.
Gesù può dare con efficacia il suo comandamento perché egli è il Maestro dell’amore e ne ha offerto agli amici la prova suprema con il sacrificio della vita. Il dono della vita per gli amici costituisce il segno più eloquente dell’amore forte e concreto. L’amore di Dio si è manifestato nel dono del suo Figlio unigenito. L’amore di Dio è sperimentabile e concreto. L’amore dei discepoli dev’essere altrettanto concreto e impegnativo. L’amore autentico per il Signore si dimostra osservando i suoi comandamenti. Chi non vive la parola di Cristo, che prescrive l’amore per i fratelli, non può amare Dio. Gesù considera amici i suoi discepoli perché li ha resi partecipi dei segreti della sua vita divina. Egli ha rivelato loro il nome, cioè la persona del Padre e quindi li ha resi partecipi della vita di Dio rivelando e comunicando loro la vita del Padre. Questo rapporto d’amore non è frutto di una scelta dei discepoli, ma è dono, è grazia. Gli apostoli, e dopo di loro tutti i credenti, sono stati scelti dal Cristo per essere suoi amici e suoi missionari. Gesù preannuncia la fecondità apostolica dei suoi amici. Una delle conseguenze importanti di questa unione fruttuosa con Cristo è l’esaudimento delle loro richieste al Padre, fatte nel nome di Gesù. Invochiamo il dono dello Spirito santo, perché illumini le nostre menti, guidi le nostre decisioni, purifichi i nostri cuori, ci aiuti a riscoprire nella preghiera e nella fraternità le armi invincibili con cui il cristiano gode della bellezza della vita cristiana.