Con la solennità di Pentecoste si chiude il tempo di pasqua ed entriamo nel tempo dopo Pentecoste. Oggi la liturgia della Parola ci propone questi versetti del Vangelo di S. Luca. Leggiamoli insieme.
In quel tempo. Le folle si accalcavano attorno al Signore Gesù. E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l’emorragia si arrestò. Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l’aveva toccato e come era stata guarita all’istante. Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!». (Lc 8, 42b-48)
Nel 1991 il Card. Martini pubblica una Lettera Pastorale che fece il giro del mondo e che stupì e scandalizzò molti. Paragonò i media e la civiltà della comunicazione al “lembo del mantello”. Questo era il titolo della Lettera. Scriveva il cardinale: “Leggevo in essa l’icona di una società che ha bisogno di essere guarita dai propri blocchi comunicativi” e proseguiva: “Tra le masse però una persona comincia ad emergere. Ha un progetto, una volontà precisa e soprattutto una grande fede. Gesù le dirà: «Figlia, la tua fede ti ha salvato!». Ha una tale fiducia in Gesù da pensare che anche solo il contatto con il lembo del suo mantello la possa guarire. Per questo, pur restando nascosta tra la folla, essa vive un processo di forte “personalizzazione”, entra in un contatto autentico con Gesù, contatto di cui egli stesso si accorge e che proclama pubblicamente. Dalla massa è emersa una persona” (C. M. Martini, Il lembo del mantello, 1991, p. 10). Lo sfondo delle folle fa intuire la vastità del male presente nel mondo e il “bisogno” di redenzione. Allora, come oggi, l’uomo ha bisogno di Dio perché la condizione di peccato lo divora e la morte sta dentro di lui. Gesù ha detto infatti: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano” (Lc 5, 31-32). Ora siamo sulla scena della donna che soffriva “perdite di sangue” e impedita di guarire, dunque da sempre malata nella sua femminilità più intima e personale. Gesù chiama con il bellissimo nome di “Figlia” colei che lo attende come medico/sposo, il solo in grado di guarirla/purificarla. Lei è impura perché è stata amata senza essere amata e ha amato senza amare: è il peccato più grave perché è l’idolatria di sé, del corpo, senza vita, senza futuro. Qui l’emorragia è davvero la perdita della vita, segno di morte sicura: il dissanguamento indica l’essicazione della vita. Se l’uomo o la donna non amano Dio, ma se stessi in modo esclusivo e ossessivo perdono Dio e perdono se stessi. Per questo nessuno è in grado di guarirla da questo male di vivere. E si capisce che tutti i rimedi “umani” diventano palliativi se non si incontra il “medico” che è Gesù, l’autore della vita e dell’anima. L’uomo ha bisogno di Dio per realizzare se stesso. Da solo si perde e non c’è nulla che lo possa guarire e salvare. I gesti della donna appaiono di forte determinazione perché ha capito, ispirata dall’alto, che ora è il tempo in cui bisogna operare con durezza e fermezza, costi quel che costi, contro tutte le chiacchiere dei benpensanti. E’ lei stessa che compie le azioni decisive guidata dallo Spirito di fortezza: “gli si avvicinò”, “gli toccò” e così il flusso si “arrestò” subito. Sono atti fulminei, e messi a segno non badando al protocollo o alle cortesie di abitudine. Lei “toccò” perché prima è stata toccata dalla fede in lui. Tocca le frange del mantello: ma basta per essere irrorata dalla sua potenza di grazia e di amore. E’ l’energia divina che passa in lei. Ma passa anche in noi se con coraggio osiamo “toccare” Gesù. Così la donna ha trovato lo sposo della vita vera, dell’amore vero ed è risanata, riconsegnata alla vita. Il mantello è simbolo della vita perché ci ricopre della vita donata di Gesù. Tanto Gesù si effonde che della sua energia basta un “lembo”. “Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». Lui avverte che qualcosa di nuovo è accaduto. Quel toccare della donna causa una fuoriuscita di “energia divina”. Da Gesù esce una “forza” potente che risana. La sfida del toccare, il dono dell’essere guarito: ecco il nuovo dinamismo della grazia. Non bisogna aver paura di Gesù: con Gesù bisogna osare. Se vuoi essere liberato dai vincoli del male non esiste altra cura che quella di “toccare” Gesù, entrare in comunione con lui, stabilire con lui un’alleanza nuziale, come un patto d’acciaio. Lui ti consegnerà se stesso in dono, la sua “forza” che è la vita in Cristo in te. “Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!». La donna è guarita, ritrovata, fatta nuova. E allora Gesù le cambia i “connotati” e le consegna la nuova identità. Ora è “Figlia” perché ha creduto in lui, si è affidata totalmente a lui, perché ora davvero è degna “Figlia di Sion”, rappresentante del popolo eletto. Così la fede salva dall’abisso della morte, dal dissanguamento di amori folli, dalle passioni cieche, della perdita dell’appartenenza. La donna ci rappresenta e nel contempo si fa modello per ogni credente che vaga nel buio della propria confusione, nella separatezza di Dio, nella resistenza ad accondiscendere alla luce. Allora il suo arrendersi a Gesù, produce il miracolo della salvezza e può “andare in pace”. L’invito di “andare” viene da Gesù. E’ l’anticipo della pace pasquale, è la prova di camminare verso la pienezza di sé che è pienezza della gioia di essere risorta in Dio. E’ guarita per sempre, porta il segno dello “shalom” di Dio e può aver parte del suo Regno.