Per meditare
C’è una mormorazione, un malcontento, un atteggiamento ostile. Si mescolano disprezzo e contestazione: costui accoglie i peccatori e mangia con loro (Lc 15,2). I custodi della tradizione, le persone osservanti, gli esperti della legge di Dio sono sconcertati per la disinvoltura di Gesù nel frequentare ogni tipo di gente e dalle parole provocatorie rivolte a tutti circa l’invito a partecipare alla festa di Dio e alla rinuncia a tutto ciò che trattiene dalla sequela (i beni materiali, i rapporti, la propria vita). Le parabole della misericordia (la pecora perduta, la moneta perduta, il figlio perduto) sono la risposta di Gesù a questo clima ostile che lo circonda.
Si scontrano due modi di intendere e praticare il rapporto con Dio. La parabola della moneta perduta si deve leggere in questo contesto di polemica e diventa la provocazione a conversion. Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al vangelo! Siamo disposti alla conversione? Conversione a che cosa? A chi? L’esperienza di “essere perduti”, di “sentirsi perduti” può essere motivo di scoraggiamento e di tristezza. Può indurre a deprimersi e a ritenersi condannati. Può indurre a perdere la stima di sé: nessuno mi cerca, nessuno si interessa di me. Può indurre al risentimento, a individuare il colpevole, accusare qualcuno tra le persone che avrebbero dovuto o potuto fare e non hanno fatto … nella Chiesa, nel clero, nella comunità. Può indurre all’indifferenza: si sta bene anche così, nel vivere una vita a parte. I legami spezzati possono essere occasione di narcisistica autostima, di sollievo, una specie di ebbrezza di libertà. Può indurre a pregare, a invocare la misericordia di Dio che non si lascia stancare dalla nostra infedeltà, a invocare l’amicizia di Gesù che sembra dormire mentre la barca è travolta dalla tempesta: Maestro, non ti importa che siamo perduti? La preghiera dei discepoli spaventati non è certo una buona pratica devota per gente che alla sera recita una preghiera quasi come un adempimento meritorio alla giornata. Nel pericolo estremo la preghiera è piuttosto l’invocazione di un appiglio necessario, unica speranza di salvezza. Quale preghiera cerco e vivo in questa situazione drammatica, personale, comunitaria, sociale, planetaria? Può essere immagine dell’umanità e di ogni persona: che cosa hai perso? Che cosa abbiamo perso? Chi è sazio, chi è disperato, chi è rassegnato forse non cerca più: rinascerà il desiderio? Troverà spazio la speranza? Forse la promessa che c’è qualche cosa che merita di essere cercato potrà convincere a riprendere la ricerca, il cammino? Chi è inquieto, vigile, consapevole e assetato, pone domande, diffida dei luoghi comuni, sospetta seduzioni quando riceve proposte accattivanti e risposte brillanti. C’è qualcuno di cui fidarsi? C’è qualcuno che mi offre percorsi per amore della verità e della mia pace, e non per assicurarsi un soggetto in più tra gli adepti, tra i clienti? Forse la testimonianza limpida, libera, lieta potrà essere un invito persuasivo: vieni e vedi? Gesù invita i suoi interlocutori e i suoi critici a convertirsi alla verità di Dio, che vuole la misericordia e non il sacrificio, che vuole salvare, non condannare, che è venuto per i malati, non per i sani, che fa festa per un peccatore che si converte più che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione .“Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. La festa per la moneta ritrovata, per la pecora ritrovata, per il figlio ritrovato è una rivelazione del cuore del Padre. E il Padre invita tutti alla festa, come la donna che chiama le amiche e le vicine a rallegrarsi. È un invito a una gioia semplice, pura. La gioia di una persona salvata. È una gioia che, a quanto pare, è difficile condividere: il fratello maggiore ne è indignato. In lui si riconoscono Il Padre invita tutti a partecipare alla sua gioia. Forse è giusto domandarsi: donde viene la gioia? La mia gioia? Partecipo alla gioia del Padre per un solo peccatore che si converte? Il tema della gioia sembra addirittura inopportuno in questo tempo, nella situazione in cui si trovano le nostre comunità, in questo contesto sociale tribolato, nelle nostre vite complicate e spesso ferite. Forse però il cammino di conversione che noi e tutta la comunità può compiere in questo tempo di quaresima renderà possibile vivere la gioia pasquale. C’è qualche cosa di misterioso nella gioia, così necessaria e così indisponibile a quello che si può fare e produrre, comprare e godere. È infatti dono dello Spirito: il frutto dello Spirito invece è amore, gioia … (Gal 5,22)
(Mons. Mario Delpini, Meditazione introduttiva agli esercizi Spirituali di Quaresima)
Avvisi
– Mercoledì 3 marzo riprende la S. Messa delle ore 20.45 con catechesi sul libro del Siracide per giovani e adulti.
– Venerdì 5 marzo si ricorda che, essendo venerdì di Quaresima, è giornata di magro o digiuno. Alle ore 8:30 via Crucis; alle ore 17:00 via Crucis per i ragazzi dell’iniziazione Cristiana e Preado. Alle ore 20:45 Compieta con testimonianza di suor Anna Monia Alfieri.
– Domenica 7 marzo alle ore 15:30 verranno celebrate le Prime S. Confessioni dei ragazzi di IV elementare.
– La Caritas ringrazia la generosità dimostrata in questo primo venerdì di quaresima (raccolti € 499).
– In questa seconda settimana di Quaresima la Caritas ci invita a donare del riso.
– Oggi, prima domenica del mese, vengono distribuite le buste per la raccolta delle offerte straordinarie della parrocchia.