Avvisi
– Oggi pomeriggio, in oratorio, iniziamo l’anno oratoriano festa e giochi in oratorio.
– Da questa domenica iniziano tutti i percorsi di catechismo.
– Venerdì 8 ottobre alle ore 21.00, in Chiesa Parrocchiale, ci sarà un concerto con il nostro organo antico, sponsorizzato dall’assessorato della cultura del comune di Busto Arsizio.
Per meditare
Il 4 ottobre ricorre la festività di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. La legge n. 24 del 10 febbraio 2005 riconosce il 4 ottobre solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, in onore dei Patroni speciali d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena. Pio XII a sua volta proclamò detti santi patroni d’Italia il 18 Giugno 1939, anno primo del suo pontificato, alla vigilia del conflitto mondiale. Con questo atto, egli intendeva procurare in modo particolare il bene degli italiani, mettendoli sotto la protezione dei santi, che durante la vita terrena operarono per portare aiuto alle genti del loro tempo, spinti dall’amore per la patria. Francesco e Caterina dunque patrocinatori presso Dio delle preghiere degli italiani e nello stesso tempo esempio per loro di vita evangelica. Ecco dunque il significato di San Francesco e Santa Caterina quali Patroni d’Italia. La proclamazione di Pio XII fu accolta con entusiasmo dalla società italiana, che già avvertiva la vicinanza e la consonanza di sentimenti con Francesco di Assisi, ed il suo patrocinio avrebbe aiutato ancor più le popolazioni a sentirsi identificate con le virtù, l’umanità e la spiritualità di un santo che ancor oggi rappresenta in maniera altissima la cultura e le migliori tradizioni storiche dell’Italia. Le virtù che hanno fatto di Francesco un santo universale sono del resto ben note a tutti. Chi non è stato attratto dal fascino mistico di Assisi, città sospesa fra cielo e terra, chi non si è commosso davanti a uno delle numerose ricostruzioni cinematografiche, quale studente non ha recitato a memoria o quale giovane cantato il cantico delle creature, e quanti non hanno meditato, incantati e sbalorditi, sulla disarmante e quasi ingenua semplicità delle sue parole e dei suoi “fioretti”? Francesco cresce in un ambiente spensierato e mondano, matura la sua conversione leggendo il vangelo in carcere dopo essere stato catturato dai perugini in guerra con la città di Assisi, rinuncia alle ricchezze paterne con un gesto radicale, offrendosi provocatoriamente nudo alla Chiesa ed a Cristo, proponendosi di conformare la sua vita a quella del Salvatore, in povertà e letizia, nello spirito del discorso della montagna, si pone dalla parte degli ultimi condividendo il giaciglio con i lebbrosi, attrae imitatori soggiogati dalla sua ortodossa radicalità, fa dell’obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche la condizione per promuovere con l’imitazione evangelica il rinnovamento della Chiesa, vive a contatto ed in armonia con la natura ed il cosmo, dono di Dio agli uomini, che egli esalta nel cantico delle creature, parla con lupi ed uccelli con il linguaggio universale dell’amore della fratellanza e della pace, infine il suo cammino terreno si conclude con l’impressione delle stimmate. Sapienza, semplicità, povertà, umiltà, carità, obbedienza sono i suoi comandamenti. Il 4 ottobre dunque secondo la legge italiana, è “solennità civile, giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse”. E così ogni anno la Basilica di San Francesco in Assisi diviene il cuore di tutta la nazione italiana. Alla presenza di gran folla di fedeli e di alte personalità della gerarchia ecclesiastica e dello Stato, il sindaco del capoluogo d’una regione scelta ogni anno a turno a rappresentare la Patria, riaccende la Lampada Votiva dei Comuni d’Italia, che rischiara la cripta dove riposano le spoglie di San Francesco (quest’anno tocca al Molise offrire l’olio ed al sindaco di Campobasso accenderla a nome di tutti gli italiani). La lampada rappresenta la devozione, l’ammirazione e l’omaggio di tutto il popolo italiano verso un suo figlio illustre, ed è simbolo di pace, di fraternità, di collaborazione fra tutti i cittadini d’Italia. Corona l’orlo della coppa della lampada il verso dantesco: “Altro non è che di suo lume un raggio”. Il sommo poeta così ai credenti descrive Francesco, quale emanazione della volontà del creatore e ricorda loro l’incommensurabile Sua grandezza.
(tratto da “Avvenire”)