Pensiero del don
Ho un grande desiderio di dire a tutti i consacrati e le consacrate la parola più necessaria in questo tempo. Ho pensato a lungo quale sia questa parola più necessaria. Ho raccolto tante parole e mi sono domandato: ma quale è la parola più necessaria? Ho pensato: la parola più necessaria è “grazie!” Sì, tutti dobbiamo dire un grazie dal profondo del cuore considerando la vita consacrata, il suo fiorire nella Chiesa, il bene compiuto, l’aiuto offerto a tante necessità dell’umanità. Milano non sarebbe quella che è se non ci fossero state centinaia di persone e di comunità di vita consacrata. Sì, tutti dobbiamo dire un immenso grazie, soprattutto in questo tempo in cui si usa criticare tutto e denunciare con asprezza e si dimentica, si censura riconoscere il bene immenso che tutta questa terra ha ricevuto dai consacrati e dalle consacrate. Bisogna dire “grazie!” Eppure non mi sembra la parola più necessaria, anche se fa piacere sentirsi ringraziare e riconosciuti per il bene compiuto sembra un po’ consolatoria e persino imbarazzante. “Abbiamo fatto solo quello che dovevamo fare! Perché ci vuole mettere sul piedestallo?”. Ho pensato: la parola più necessaria è “coraggio!”. In effetti abbiamo bisogno di farci coraggio. Anche nelle comunità di vita consacrata avverto il grigiore dello scontento, l’apprensione per il
futuro, l’insistenza incorreggibile a considerare l’età dei consacrati e delle consacrate, la riduzione fino alla scomparsa di novizi e novizie, il peso delle strutture sproporzionate alla risorse. La lingua continua a battere dove il dente duole. Invece si deve dire: “coraggio!”. Guardate i segni promettenti, gli spiragli di futuro che si colgono qua e là con forme nuove di vita consacrata, con presenze inedite di giovani che vengono da altre chiese e da altre terre. Coraggio! Considerate la storia con i suoi alti e bassi e perseverate come sentinelle che spiano la nuova alba. Coraggio! Apprezzate la vostra vocazione e irradiate la gioia di essere consacrati e consacrate: il
Signore non vi ha deluso, non vi deluderà. Coraggio! Eppure non mi sembra la parola più necessaria. Anzi, forse si avverte l’incoraggiamento come una espressione retorica, una forma di benevolenza di maniera che nasconde un certo compatimento e che genera una certa insofferenza: “Fa presto il vescovo a dire parole di incoraggiamento. In realtà bisogna essere realisti e riconoscere il nostro inarrestabile declino. Ho pensato: la parola più necessario è “riforma!”. In effetti si avverte che alcune forme e alcune pratiche di
vita nelle comunità e negli istituti risultano anacronistiche. È necessario riformare il linguaggio per farsi capire dai ragazzi e dalle ragazze di oggi. È necessario riformare l’organizzazione delle comunità dove è necessario accorpare comunità, unire province, gestire con lungimiranza le risorse e le strutture per favorire la continuazione del
carisma anche in assenza della comunità dell’Istituto di vita consacrata. È necessario riformare la vita delle comunità se la molteplicità degli impegni e dei servizi impedisce l’evidenza delle priorità della vita consacrata, e cioè la vita di preghiera e la vita di
comunità. Riforma! Sono necessarie riforme. Eppure non mi sembra questa
la parola più necessario. Certo, quindi, si deve continuare con fiducia e coraggio il cammino di riforma, ma questo è ben compreso e generalmente ben praticato. Non è questa la parola più necessaria che il vescovo deve dire oggi. Il vescovo quindi riconosce di non saper trovare la parola più necessaria per la vita consacrata. Ma la celebrazione della festa della Presentazione al tempio, che in oriente di chiama festa dell’incontro supplisce all’incapacità del vescovo. La festa che celebriamo infatti rivela che l’unico necessario è Gesù,
incontrare lui, riconoscere in lui la luce, la vita, la gloria, la salvezza. Ma solo Gesù è necessario, solo lui è la roccia su cui costruire la vita, la comunità, la missione, la consacrazione. La testimonianza di Simeone rivela che se incontriamo Gesù tutto diventa
luce, tutto trova il suo compimento e tutto si rivela relativo: vivere, morire, poter fare molto, non poter fare niente, essere giovani, essere vecchi, essere pochi, essere tanti. Uniti a lui affronteremo il tempo presente e il tempo futuro, i giorni di tempesta e di apprensione e i giorni di pace e di letizia, i contesti favorevoli e quelli ostili. Con Gesù. Cerchiamo Gesù, viviamo per lui, dimoriamo in lui, troviamo in lui quella parola che orienta il cammino, quella
vocazione che decide la sequela, quella rivelazione che risponde e converte le domande e le attese di ogni uomo e di ogni donna. L’unico necessario è Gesù, ieri, oggi e sempre.
(Mons. Mario Delpini, Festa della Presentazione del Signore)
AVVISI
- Oggi, domenica 6 febbraio, riapriamo l’oratorio e riprendiamo anche il percorso di catechismo dell’iniziazione cristiana in presenza.
- Giovedì 10 Febbraio durante la S. Messa delle ore 8.30 commemoreremo le vittime delle foibe. Alle 9.30 presso il monumento in via Giuliani e Dalmati ci sarà il ricordo anche con le autorità civili.
- Giovedì 10 Febbraio alle ore 21.00, presso la segreteria parrocchiale si
riunisce la commissione liturgica. - Venerdì 11 Febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes, durante la S. Messa delle ore 8.30 pregheremo per tutti gli ammalati.
- Venerdì 11 Febbraio alle ore 21.00 incontro di catechesi per i 18/19enni
- Giovedì 3 febbraio, festa di S. Biagio, come da tradizione benediremo i pani e invocheremo il dono della salute.