Lui voce, Lui notizia

Il pensiero del Don

Omelia IV Domenica di Quaresima, detta del Cieco nato

E’ Interessante come i Vangeli, in alcuni incontri che Gesù fa, concentrano l’attenzione sullo sguardo. Sottolineano come Gesù ha un suo particolare modo di vedere, di osservare, di accorgersi delle cose e della gente. Leggendo chi gli si pone davanti guardandolo in volto, raggiungendolo dentro, senza ferire e senza giudicare, così come è accaduto a quest’uomo cieco dalla nascita. Al centro di questo racconto non sta Gesù, che compare all’inizio e alla fine dell’episodio, ma anzitutto lo sguardo confuso dei discepoli, dei vicini, dei genitori e dei farisei nei confronti di questo cieco che torna a vedere. Tutti presi da una domanda che sembra non trovare una risposta: perché quest’uomo è cieco?

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Messaggio del Parroco

Carissimi,
il tempo forte della Quaresima sia intenso di grazie per tutti. L’invito a conversione ci trafigga il cuore: non si tratta di un appello convenzionale, ma di una parola amica, esigente e promettente che il Signore ci rivolge. Lo sguardo al Crocifisso, la meditazione delle verità cristiane, la pratica di una ascesi proporzionata ci conduca a vivere con intensità i giorni della passione, morte, risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

(da: La situazione è occasione, pgg. 83-84,
Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano)

E’ con profonda malinconia che questa domenica non potrò  celebrare insieme a voi, con l’ausilio della tecnologia, la S. Messa della quarta domenica di Quaresima detta del “Cieco nato”.

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Meditazione 21 marzo 2020

ISAIA 6, 8-13; S. Paolo Apostolo agli Ebrei 4, 4-12; VANGELO Mc 6, 1b-5

La fama di Gesù si era diffusa ben oltre la Galilea e aveva raggiunto persino Gerusalemme. Per questo in molti sono accorsi nella sinagoga per ascoltare le parole del loro concittadino. Tutti i presenti, nonostante lo conoscano bene, restano stupiti delle parole che escono dalla sua bocca. E si pongono anche la domanda giusta, quella che dovrebbe aprire alla fede: “Da dove  gli vengono tali cose?”. Purtroppo, gli abitanti di Nazareth si bloccano davanti al carattere ordinario della sua presenza: non è così che essi immaginano un inviato di Dio; pensano che un profeta debba avere i tratti della straordinarietà e del prodigioso, e che i suoi tratti debbano essere quelli della forza e della potenza umana. Gesù, invece, si presenta loro come un uomo normale. La famiglia di Gesù è davvero normale, né ricca né indigente. Non sembra godere di particolare stima da parte dei cittadini di Nazareth: “Non è il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?” continuano a chiedersi gli ascoltatori nella sinagoga. Insomma, per i nazareni Gesù non ha assolutamente nulla che possa distinguerlo da loro. La cosa che più non riuscirono a sopportare: che un uomo come lui, che tutti conoscevano benissimo, potesse però avere autorità su di loro, ossia che pretendesse in nome di Dio un cambiamento della loro vita, del loro cuore, dei loro sentimenti. Tutto ciò non potevano accettarlo da un uomo “normale”, appunto, da uno di loro.

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Meditazione 20 marzo 2020

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

I giorni della grande libertà

Mons. Mario Delpini, Omelia della terza domenica di Quaresima

Viene il tempo della “grande libertà”

Si vive spesso il tempo delle piccole libertà, di quelle scelte che occupano molto, ma valgono poco o niente. Le piccole libertà sono quelle che rientrano nel capitolo “faccio quello che voglio”: si giocano nelle scelte da fare tra i prodotti in vendita, scelgo quello che mi piace di più; le piccole libertà si giocano nelle cose di tutti i giorni e amano il grigiore, forse persino la confusione, là dove si immagina che una scelta non sia né buona né cattiva; le piccole libertà talora si giocano anche in momenti più importanti e anche le scelte che contano molto possono addurre motivazioni che valgono poco: “me la sento”, “non me la sento”; “mi piace”; “non mi piace”. Le piccole libertà sono proprie di chi si sente sicuro, a torto o a ragione, non so. “So di essere vivo, sto bene, so chi sono, la mia vita non dipende dalle scelte che faccio. Posso fare e disfare, tanto sono sempre io, sono sempre vivo, vivo del mio”. Ma viene anche il tempo della grande libertà. La grande libertà è quella che si trova davanti al bivio, là dove si decide della vita e della morte; la grande libertà è intelligente, consapevole: avverte il peso decisivo della scelta; la grande libertà, pur abitando il chiaroscuro, il grigio del quotidiano, la confusione delle chiacchiere, la piazza dove si entra gratis e ciascuno dice la sua, gratis e senza impegno, prende in mano la vita e ne decide il senso.

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Meditazione 19 marzo 2020

SIRACIDE 44, 23g – 45, 2a. 3d-5d; LETTERA DI s. PAOLO AGLI EBREI Eb 11, 1-2. 7-9. 13a-c. 39 – 12, 2b; VANGELO Lc 2, 41-49

E’ stupenda l’apertura del vangelo di oggi che non disdegna di chiamare Maria e Giuseppe i genitori di Gesù (Lc 2,41). Come sappiamo, i vangeli non ci narrano quasi nulla dei suoi anni a Nazareth. Sappiamo che furono per Gesù gli anni per apprendere dall’uomo tutte le cose umane. Ha imparato a vivere la sua umanità in tutte le sue dimensioni: quella dei bisogni, delle relazioni, del linguaggio umano fatto di parole e di gesti. Ha imparato a vivere sottoponendosi alla gradualità temporale dell’esistenza, ha imparato ad ascoltare, a giocare, a lavorare, a festeggiare, a conoscere e rispettare le leggi religiose del suo popolo ecc. ecc. Insomma, a Nazareth il Signore ha portato avanti la sua piena incarnazione, percorrendo il cammino di una vita umana come tutte le altre. In tal senso, possiamo dire che in Gesù Dio ha sposato tutta la nostra creaturalità, compreso quella così comune e insignificante da non essere mai rilevata nei racconti umani. Il silenzio di Nazareth è anche rivelazione, non solo nascondimento.

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