ISAIA 6, 8-13; S. Paolo Apostolo agli Ebrei 4, 4-12; VANGELO Mc 6, 1b-5
La fama di Gesù si era diffusa ben oltre la Galilea e aveva raggiunto persino Gerusalemme. Per questo in molti sono accorsi nella sinagoga per ascoltare le parole del loro concittadino. Tutti i presenti, nonostante lo conoscano bene, restano stupiti delle parole che escono dalla sua bocca. E si pongono anche la domanda giusta, quella che dovrebbe aprire alla fede: “Da dove gli vengono tali cose?”. Purtroppo, gli abitanti di Nazareth si bloccano davanti al carattere ordinario della sua presenza: non è così che essi immaginano un inviato di Dio; pensano che un profeta debba avere i tratti della straordinarietà e del prodigioso, e che i suoi tratti debbano essere quelli della forza e della potenza umana. Gesù, invece, si presenta loro come un uomo normale. La famiglia di Gesù è davvero normale, né ricca né indigente. Non sembra godere di particolare stima da parte dei cittadini di Nazareth: “Non è il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?” continuano a chiedersi gli ascoltatori nella sinagoga. Insomma, per i nazareni Gesù non ha assolutamente nulla che possa distinguerlo da loro. La cosa che più non riuscirono a sopportare: che un uomo come lui, che tutti conoscevano benissimo, potesse però avere autorità su di loro, ossia che pretendesse in nome di Dio un cambiamento della loro vita, del loro cuore, dei loro sentimenti. Tutto ciò non potevano accettarlo da un uomo “normale”, appunto, da uno di loro.
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