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Prima S.Messa di don Francesco Castiglia
Borsano, 6 settembre 2020
Is 60, 16-22; 1Cor 15, 17-28
Gv 5, 19-24
Perché oggi siamo qui? Perché abbiamo battuto le mani? Perché siamo contenti? C’è poco da stare allegri quando si vede qualcuno che sta letteralmente buttando via la propria vita, le proprie prospettive di carriera, i propri affetti, le proprie potenzialità, le tante doti e gli altrettanti interessi.
Sono certo che non pochi tra noi oggi pensano questo di Francesco! E qualcuno persino sta tirando un sospiro di sollievo pensando “meno male che è capito a lui e non a me”; oppure “meno male che è capitato a lui e non a mio figlio”…
Se siamo onesti dobbiamo ammettere che almeno in parte tutti abbiamo battuto le mani per esorcizzare un po’ il timore che Dio possa fare irruzione nella nostra vita o che ci domandi un cambiamento, una conversione, un azzardo di radicalità.
Occorre allora che oggi non diamo per scontato questo segno germogliato e cresciuto nella nostra Comunità: il segno di un giovane che ha scelto che né il sole né la luna (che già rappresentano i sogni più grandi!) potevano bastargli più e ha deciso che niente di meno che Dio stesso fosse il suo splendore eterno, infinito, duraturo, indissolubile; proprio come l’amore!
Già! Perché una tale scelta non ha altre motivazioni che l’amore, cioè la gratuità: non c’è un motivo immediato, né un tornaconto, né uno scambio di favori né tantomeno interessi personali da difendere. L’amore vero non ragiona, non misura, non fa calcoli, va oltre la logica ed esagera sempre, perdona, non ricorda le offese, non alza barriere, non pone condizioni…
Ecco perché Dio desidera essere anche il nostro splendore, lo splendore di ciascuno di noi, nessuno escluso, così che anche il più piccolo (perché magari peccatore) o il più insignificante (perché magari mediocre) è chiamato, sì chiamato, a diventare migliaio, cioè a divenire cioè fecondo e sovrabbondante di bene e di frutti, dilatando i propri orizzonti e le proprie aspettative, come un’immensa nazione.
Penso che tutti ci siamo accorti di come l’amore di Dio in don Francesco lo abbia proprio condotto in breve tempo a crescere così, come giovane, come uomo e adesso come prete.
In questi anni abbiamo avuto la gioia e la consolazione di vederlo diventare grande, maturare, divenire un giovane in gamba e soprattutto un credente davvero tosto, appassionato, entusiasta e mai superficiale nè scontato. Per tanti di noi (me compreso!) è stato un grande esempio e uno stimolo continuo: quante volte ho benedetto il Signore per averlo avuto a fianco!! E’ stato bello poter godere delle sue doti, della sua intelligenza, delle sue potenzialità, delle sue idee, della sua fede, della sua finezza interiore: GRAZIE don Francesco!
Ma non dimentichiamo che tutto ciò ha una base e un fondamento solidi, sicuri, che davanti all’inevitabile domanda che prima o poi si affaccia nella vita di ognuno di noi (la domanda: “chi me lo ha fatto fare?”) deve, deve assolutamente, avere una risposta certa e motivata, altrimenti, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo, tutto sarebbe vano, cioè inutile, senza senso. E la risposta per un credente non è appena un’ideale o un progetto, perché non è sufficiente qualcosa per cui vivere; occorre invece che ci sia… Qualcuno che mi ami e da amare, qualcuno per cui valga la pena vivere e morire, cioè giocarsi e affidarsi. E se Cristo è risorto allora e solo per questo tutto vale la pena: la vita e la morte, la gioia e la fatica, il dolore e la consolazione, la pastorale e lo studio, l’obbedienza al Vescovo e lo slancio dell’apostolato, la sopportazione di chi ci è sgradito e la convivenza con chi ci è più simpatico…
E’ a motivo di Cristo (diceva il monaco egiziano Macario riferendosi alla propria situazione di vita) che rimango tra queste mura: è solo perché tu Gesù esisti e sei vivo e mi dai speranza, che allora posso affrontare tutto quanto mi dai da vivere, perché Dio è tutto in tutti, presente in ogni fatto o esperienza o stato di vita e LÌ ci parla, ci conduce, ci converte, ci chiama, ci rimprovera, ci avverte; e anche nel peccato o nella nostra lontananza da Lui, egli non molla la presa di quel suo braccio forte che ci raggiunge anche negli Inferi più estremi, come ci ricorda la significativa immagine-ricordo che don Francesco ci ha voluto donare.
Solo se c’è uno che mi ama così, allora si può lasciare tutto, donare la vita, mettersi in gioco e ricominciare ogni giorno, persino dopo ogni caduta, persino dopo ogni fallimento.
Perché anche il prete rimane un uomo che si riceve tutto da Dio: e proprio questo significa essere figli come il Figlio Gesù che non fa nulla da se stesso (come ci ha detto il vangelo), ma fa solo ciò che vede fare da Dio, imparando tutto da Lui, imparando come si fa a vivere e come si fa ad essere Dio! Per cui dipendere dal Padre, cioè imparare da Lui, imitare Lui, non significa sminuire noi stessi, bensì elevarci alla vera grandezza.
Quante volte ai più giovani abbiamo proposto questa meta, grazie anche la figura del Beato Piergiorgio, e l’abbiamo persino scritto sui muri che Grandi lo si può diventare fin da ragazzi, fin da adolescenti o da giovani e, anzi, prima lo diventi più felice sei!
Queste cose don Francesco le ha prese sul serio, ci ha creduto e ha così sperimentato che chi crede, cioè chi si fida di Gesù, chi lo segue e lo imita, ha GIA’ (come dice il testo greco) la vita, quella autentica, quella vitale e che fa vivere a pieni polmoni e ti fa gustare tutto senza sciupare nulla e ti fa essere grato di ogni cosa senza dare per scontato mai niente.
Ecco perché don Francesco con i suoi compagni di ordinazione hanno scelto di essere preti perchè il mondo creda, perché anche altri credano, anche noi, imparando a fidarci di questo amante folle che è Cristo, il cui unico desiderio è la nostra felicità.
Caro don Francesco non so cosa ci riserverà il futuro, ma rimane il fatto che esserci incontrati è stato per me una grazia e una fortuna che ormai fanno parte per sempre della mia esistenza e quindi anche del mio domani. E questo basta!
Ora, grazie al dono dell’Ordinazione, siamo diventati addirittura CONFRATELLI, cioè più che fratelli perché uniti dalla stessa scelta di vita e dal medesimo Spirito di Gesù-Pastore!! Insieme alla tua Comunità ti abbraccio con stima grande, con tantissimo affetto e anche… con qualche lacrima!
don Mauro
Ringraziamenti per il Presbiterato di Francesco Castiglia
In ogni pellegrinaggio che si rispetti c’è un momento in cui il pellegrino deve radunare il suo viaggio fatto certamente di lunghi giorni ma anche di volti incontrati, di compagni di viaggio con cui si è faticato, di meraviglie contemplate: senza questo momento nulla di quanto vissuto sarebbe comprensibile; nessuna mèta potrebbe dirsi davvero raggiunta, nessuna ripartenza sarebbe auspicabile.
E’ proprio quello il momento in cui il pellegrino inizia a ringraziare perché si è accorto di aver ricevuto da Dio e dai propri compagni di viaggio molto più di quanto si meritasse, tentando di restituire almeno un po’ del tanto bene ricevuto. Il viaggio poi non sarebbe stato lo stesso e forse non sarebbe arrivato mai alla conclusione.
E oggi vi ho qui tutti intorno a me.
Ti rendo grazie Signore per le comunità che mi hanno accompagnato in questi anni di seminario e che sono qui rappresentate da tanti amici:
● La Comunità Pastorale Ss. Trinità in Cesano Maderno che mi ha ricevuto come Seminarista, prima, e come Prete adesso.
● La comunità Santa Maria Maddalena di Bellusco e di Barlassina in cui ho svolto il servizio da seminarista.
● La comunità del Seminario.
In queste comunità mi sono sentito (e mi sento!) custodito, spronato e profondamente stimato. In queste comunità ho ricevuto quel centuplo di fratelli e di amici, promesso a chi si fida del Signore. A voi, Grazie!
Il cammino del pellegrino talvolta necessita di essere spronato e di avere degli esempi che facciano vedere il bello del percorrere proprio quella strada che ha intuito essere quella giusta ma che, agli occhi dei più, sembra così impervia perché poco battuta…
Ti rendo lode Signore per i tanti preti incontrati, sono stati testimonianza credibile perché credente; uomini appassionanti perché appassionati del Vangelo e della Gente loro affidata. Tra questi voglio ricordare don Eligio che oggi ci guarda dal cielo. A Voi, Grazie!
Il pellegrino non sarebbe arrivato da nessuna parte però senza qualcuno che sin dalla partenza lo abbia custodito, spronato, amato e vigilato. Probabilmente non sarebbe nemmeno partito…
Ti benedico Signore per il dono della mia famiglia, dei miei genitori, dei parenti tutti, di Gianluigi e Susanna e delle mie bellissime nipoti: Carolina, Gaia e Sofia. A loro un grazie grande per la cura e l’amore e la dedizione che hanno avuto per me e per il mio cammino in questi anni. In particolare, ricordo lo zio Angelo che nella comunione dei santi continua a vigilare sul mio cammino.
Ti magnifico Signore per il dono di questa comunità parrocchiale di Borsano e per quest’oratorio: radice vitale della vocazione che oggi festeggiamo. Proprio qui ho sperimentato l’infinita bellezza dell’«Amore che non dice mai basta» come educatore e direttore; è qui che ho imparato che «grandi lo si diventa sin da piccoli» e che bisogna «Vivere e non Vivacchiare», come diceva l’amato Piergiorgio, e perfino i muri di questo luogo. È proprio qui che ho imparato a conoscerti, ad amarti; è qui che ti ho incontrato nel volto di tanti fratelli e che oggi hanno voluto essere presenti. Se sono qui oggi è certamente “colpa” loro!
Grazie a tutti per la cura, la stima e l’affetto che sempre avete avuto per me e che risplende chiara nell’organizzazione di questa festa, così bella nonostante le giuste limitazioni per il covid19.
In particolare ricordo tutte quelle persone di buona volontà che mi hanno custodito in questa comunità con l’esempio e la preghiera e che ci hanno preceduto nel regno dei cieli: li ricorderemo nella messa di ringraziamento di domani sera.
Grazie al parroco don Francesco per il coordinamento dei preparativi, a don Mauro per la predica, al coro, ai volontari dell’accoglienza, ai chierichetti, a chi ha addobbato e messo il mio volto per ogni strada del paese perfino fin sopra al campanile! Grazie a chi ha coordinato le diverse attività e ha realizzato il bellissimo film di ieri sera.
Ringrazio anche l’amministrazione comunale che ha voluto essere presente.
Come diceva qualcuno, «non mancherà mai lo spazio a chi corre verso il Signore. [...] Chi ascende non si ferma mai, va da inizio in inizio, secondo inizi che non finiscono mai» (Gregorio di Nissa).
Continuiamo il cammino… insieme! Grazie a tutti!
don Francesco